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Lunedì 8 settembre 2014 - Gran Teatro GEOX - dalle ore 19 alle ore 21

Il noto artista e fumettista padovano Francesco Lucianetti,
ed eventuali altri artisti che vorranno partecipare, durante una jam session musicale,
commenta ed interpreta, attraverso la creazione di disegni, (realizzati al momento),
le suggestioni che la musica comunica attraverso le note.

Da sempre la relazione tra illustrazione e musica (vista e udito), vivono in rapporto strettissimo, svolgendo un ruolo importante nelle attività umane delle arti visive della religione e della cultura. Basti pensare al teatro greco, a quello melodrammatico vittoriano e edoardiano del XVIII/XIX secolo, per passare ai “gridi" dei venditori ambulanti e la nascita dei primi messaggi pubblicitari con tanto di musica nelle strade della Parigi medioevale e nei mercati e nelle città dell'Europa. Con il tempo, si è arrivati al teatro d'ombre o le lanterne magiche, al cinema muto con il ronzio fastidioso del proiettore coperto dalle note di un solitario pianista; il tutto precursore delle attuali colonne sonore.

Il fumettista, come i film e i cantautori, racconta storie, e le storie a fumetti hanno un po‘ tutte la loro ideale colonna sonora; se Topolino è diventato una star globale è perché Watt Disney capì e sfruttò prima degli altri le potenzialità sonore dei suoi film. Musica e immagini sono due linguaggi distinti, benché entrambi fluiscano nel tempo; i suoni hanno la capacità di "accordarsi", ovvero di fondersi in modo consonante, mentre le immagini sono costrette in una forma statica: ma il fumetto crea, di fatto, immagini mobili.

La diversità dei due linguaggi è alla base della loro complementarita. Nei casi migliori, musica e immagini si fondono in un flusso unico, senza che nessuno dei due aspetti prenda il sopravvento sull'altro. Se la musica segna il tempo e imposta il ritmo, le immagini incarnano quel ritmo visivamente, al pari di una coreografia. Come accade nella danza o nel teatro musicale, le immagini non sono da intendere come un mero accompagnamento grafico, ma piuttosto come un elemento della costruzione inscindibile dalla musica, alla pari di una vera e propria sintonia audiovisiva.

I musicisti e il Dj che accompagneranno la performance, fanno tutti parte della scena musicale Padovana e collaborano con diversi gruppi della stessa: Gianluca Bigi, Roberto Marcorr, Sandro Beggio, Andrea Fabris, Andrea Signori, Riccardo Roghi, il Prof e Filippo Ferrari fanno parte infarti dei VIBRA PUNK, LiBERO(arbi)TRIO, OFFiCINA FRANCAViLLA e D-90.

 

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Il Gazzettino del 01 ottobre 2013

STORIA A FUMETTI
Nuova opera di Lucianetti dedicata al Santo

Così Francesco conquistò il sultano
di Massimo Zillo

La matita di Francesco Lucianetti fa rivivere una delle "imprese" di San Francesco, il viaggio compiuto nel 1219 alla corte del sultano d'Egitto. "San Francesco e il Sultano" è il libro a fumetti, edito da Ancilla (74 pagine, 12 euro) e scritto da Gianfranco Trabuio, in cui Lucianetti racconta questa pagina di storia. La presentazione è di padre Aldo Tonini, commissario della Custodia Francescana di Terra Santa per il Triveneto. «Sono sempre stato un appassionato di storia, in particolare di quella medievale - spiega l'artista - Dopo aver raccontato dei Carraresi e di Ezzelino nei precedenti libri, ho voluto raccontare questa storia, davvero molto particolare. In un certo senso la predicazione di San Francesco ha fatto in modo che il Sultano non odiasse i cristiani».
Sculture, pittore ed illustratore, Lucianetti, nato a Roma ma padovano di adozione, ha una grande confidenza anche con le nuvole disegnate e con le ambientazioni medievali, aven-do appunto raccontato pagine importanti della storia padovana. «Questo tipo di storie dà soddisfazioni immense - confessa - Rispetto al nostro mondo moderno cambiano vestiti e ambientazioni, ma anche mentalità e abitudini.
Disegnarle è molto stimolante, ma richiede attenzione. Bisogna evitare infatti di trasferire i nostri modi di fare, di muoversi, i nostri atteggiamenti agli uomini del medioevo, che avevano un altro modo di pensare. Non si può far rivivere quel periodo con la mentalità del secondo millennio». Le difficoltà dei rapporti tra popoli che danno su sponde diverse del Mediterraneo, con religioni diverse, sono rimaste. «Tra cristiani è musulmani c'è sempre antagonismo, causato anche dalla scarsa conoscenza reciproca.
Ci sono numerosi meccanismi culturali che rendono difficile questa conoscenza. In più negli anni di San Francesco i rapporti erano ancora più complessi perchè l'Europa non era un insieme di nazioni come oggi, ma era fatta di genti, popoli, contrade, realtà molto diverse tra loro». "San Francesco e il Sultano", tappa di un viaggio nel medioevo che la matita di Lucianetti sembra intenzionato a continuare, sarà presentato ufficialmente mercoledì alle 17.30 nel convento francescano di San Bernardino a Verona.

 

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GIORNATE EUROPEE DEL PATRIMONIO

25-26 SETTEMBRE 2010
Palazzo Zuckermann
Medaglie contemporanee dalle collezioni del Museo Bottacin.
In mostra approfondimenti tematici e incontri con gli artisti

 
25 settembre

ore 10.30

La medaglia contemporanea: tra tradizione e innovazione.

Roberta Parise

Tecniche di produzione della medaglia.

Valeria Vettorato

ore 11.30

Francesco Lucianetti

Architetto di professione, la sua attività comprende oltre alla grafica, la produzione di vetrate policrome, affreschi e, dal 1990 anche medaglie. Continua a realizzare esemplari fusi o coniati, per valorizzare significativi monumenti, personaggi ed eventi della città di Padova.

ore 15.30

Giuseppe Grava

Pittore, scultore e medaglista trevigiano è autore di medaglie raffiguranti monumenti, simboli e ritratti caratterizzati da un forte legame con la medaglia classica, sia nello stile sia nella forma, di cui è esempio la medaglia commemorativa per il Bicentenario della nascita di Nicola Bottacin.

ore 16.30

Guido Sgaravatti

Pittore, scultore, incisore padovano. Allievo di artisti come Luigi Strazzabosco e Emilio Greco. L'attività artistica attuale è principalmente orientata alla fusione del bronzo e ad una personale tecnica di incisione monotipo.

ore 17.30

Laura Cretara

Artista romana la cui formazione si completa all'Accademia di Belle Arti ed alla Scuola dell'Arte della Medaglia sotto la guida di grandi maestri. Nel 1961 entra alla Zecca di Stato come incisore ed è la prima donna ad aver firmato una moneta nella storia della numismatica italiana. Capoincisore della Zecca Italiana e direttrice della Scuola dell'Arte della Medaglia di Roma, a lei si deve lo studio della serie degli Euro e la modellazione dell'uomo vitruviano di Leonardo, per la moneta da 1 Euro.

E' autrice di numerose medaglie, che lei stessa definisce "di ricerca" caratterizzate da notevole plasticità e suggestiva tensione espressiva. Sua è la medaglia scelta come immagine della mostra

domenica 26 settembre

ore 10.30

Ettore Greco

Scultore padovano, abile ritrattista, è tra i pochi scultori della giovane generazione a dedicarsi con autentica passione alla figurazione classica. Ha realizzato opere monumentali per enti pubblici e privati, e modellato anche alcune medaglie.

ore 11.30

Roberto Cremesini

Scultore e medaglista padovano formatosi all'Accademia di Belle Arti di Venezia sotto la guida dello scultore Alberto Viani, ha eseguito inoltre diverse medaglie in fusione e in conio relative ad avvenimenti ed istituzioni di spicco della città di Padova.

ore 15.30

Giuseppe Lotto

Scultore padovano diplomato in scultura con Alberto Viani all’Accademia di Belle Arti di Venezia, è anche affermato pittore e poeta. Ha realizzato medaglie in cui interpreta i temi del quotidiano che lo circonda, alcune delle quali esposte alla Triennale della Medaglia d'Arte di Udine.

ore 16.30

Giampietro Cudin

Scultore e grafico di origini friulane, è autore anche di medaglie sia dal linguaggio astratto che figurativo. Tra le sue opere figura la medaglia commissionata dal Comune di Padova in occasione della visita di Giovanni Paolo II alla città nel 1982.

ore 17.30

Luciano Zambolin

Pittore, incisore e medaglista padovano, docente all'Istituto d'Arte di Este. La sua attività nel campo dell'illustrazione e della medaglistica è significativa; è autore di alcune preziose medaglie per il Circolo Filatelico Numismatico di Monselice.

 

Per prenotare gli incontri tel. 049 8205675- 76, fino ad esaurimento posti, gruppi max 25 persone


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Il Gazzettino di Padova - Domenica 23 agosto 2009 - Pagina: Cultura&Spettacoli

«Imparare la storia è più facile con i fumetti»

Dopo i Carraresi, Fetonte ed Ezzelino da Romano, Francesco Lucianetti vorrebbe raccontare la vita di Galileo

 

Architetto, grafico, scultore ma non solo: Francesco Lucianetti, annata 1944, romano di nascita e padovano d’adozione, coltiva da decenni anche la passione per il fumetto. «Finito il servizio militare andai in villeggiatura ad Orbetello, dove c’era una base per idrovolanti - racconta l’artista nel suo nuovo atelier in via S. Giovanni Da Verdara, ricco di luce, legno e soluzioni architettoniche ingegnose, secondo un suo progetto di ristrutturazione, o meglio di radicale trasformazione di un vecchio garage - non avevo niente da fare e così iniziò la mia carriera di fumettaro.
Era il 1973: con una storia in bianco e nero di avventure e misteri, che prendeva spunto dagli idrovolanti, vinsi il premio nazionale di "Paese Sera" e le mie tavole furono esposte al "Lucca Comics". Non contento ho realizzato in quegli anni altri racconti a fumetti, come "Eric il rosso" e "Il caso Cnosso". Ma il settore non era dei più facili, meglio dedicarsi alla pubblicità e alla grafica...».
Lucianetti però non si è fatto pregare due volte quando, un paio d’anni fa, la Provincia gli conimissionò un fumetto sulla famiglia dei Carraresi, da distribuire nelle scuole superiori:
«Per catturare l’attenzione dei ragazzi e accompagnarli alla scoperta di una signoria sconosciuta ai più per colpa dei veneziani, che deliberatamente ne distrussero ogni traccia, mi sono inventato un figlio naturale di Francesco il vecchio, Guglielmo. È lui ad accompagnare nella Padova del Trecento John Hackwood, assoldato dai Carraresi per sconfiggere i veronesi".Quest’anno l’assessorato provinciale alle Politi-che Giovanili ha voluto il bis, con "Damnatio memoriae", ovvero la vita di Ezzelino da Romano, dopo che Lucianetti aveva disegnato per l’Università "Fetonte". Datato 2009 è anche il racconto illustrato per i 100 anni della Difesa del Popolo: «Anche stavolta mi sono permesso di "forzare" la storia creando personaggi immaginari per rendere più accattivante la lettura. Ad illustrare ad uno studente la lunga vita del settimanale è il fantasma del suo primo direttore!». Lucianetti fumettaro non si ferma qui e chiude l’anno con un altro album, consegnato in questi giorni alla tipografia, che racconta i 100 anni della Croce Verde, nata a Padova nel 1913. «Di idee per nuovi fumetti, pronti a riaccendere l’interesse per la storia, soprattutto tra i ragazzi, che spesso non amano questa materia quand’è insegnata sui libri scolastici, ne ho almeno un paio di interessanti - preannuncia Lucianetti - Resta ancora nel cassetto la biografia a fumetti di Galileo, purtroppo i finanziamenti messi a disposizione dall’Università non bastano. Mi piacerebbe anche occuparmi di ecologia con un fumetto che avrebbe per protagonista la terra, vista non più come pianeta, ma come essere vivente, che si scrolla di dosso le "scocciature": dopo i dinosauri è ora la volta degli uomini, che la stanno uccidendo».
Caterina Cisotto


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Il Gazzettino del 13/09/2009

STORIE DI SOLIDARIETÀ
I cent’anni della Croce Verde nel fumetto di Lucianetti
In vista dell’anniversario, esce un originale volume. Il protagonista ha il volto del presidente Ortolani

 

Compirà cento anni nel 2013 ma, a 96 anni, è più attiva che mai. La Croce Verde di Padova festeggia “già” oggi il secolo di vita con una storica pubblicazione: “Pia Opera Croce Verde e Padova, cent’anni insieme”. Per sottolineare l’impegno, la professionalità, la dedizione, l’attività, la gratuità di un’asso-ciazione di volontariato che è stata sempre a fianco della città nelle emergenze, nei bisogni e nelle avversità, la Croce Verde ha coinvolto l’artista Francesco Lucianetti per rappresentarla al meglio.
E il maestro non ha deluso le aspettative, dando alle stampe un libro a fumetti che racconta, attraverso una storia “vera”, com’è nata la Croce Verde e come opera ai giorni nostri. . L’ha fatto affidando a due personaggi principali il racconto: Toni e il "vecio" (che ha le sembianze dell’attuale presidente della croce Verde, Giorgio Ortolani). La storia, illustrata magnificamente, però parte da lontano, nel 1913, quando un gruppo di signori e signore, mentre si recavano al ristorante, incontrarono, steso a terra, un ferito. Dopo averlo soccorso e portato all’ospedale, pensarono che se non fossero passati per caso di lì quell’uomo sarebbe morto, Ecco farsi strada l’idea di fondare un’associazione che potesse raccogliere e aiutare i malati. Nacque così a Padova la Croce Verde, che si distinse soprattutto durante i conflitti mondiali.
«Ho voluto fare un libro a fumetti - ha spiegato Lucianetti perché è un racconto immediato, sintetico, che spiega bene il connubio nato tra la città e la Croce  Verde». Del libro sono state edite duemila copie che verranno consegnate ai volontari e alle scuole. «La città potrà così comprendere cosa fu fatto per venire incontro ai malati», ha aggiunto il presidente Ortolani'’
Le pagine prendono in esame la fondazione dell’associazione, il periodo della Grande Guerra, il primo dopoguerra, la seconda guerra Mondiale, il secondo dopoguerra, il fine secolo e i giorni nostri.
Il racconto mescola i ricordi di un uomo ferito, che, soccorso da un giovane, gli racconta tutta la vicenda fino a rendergli chiaro quanto meravigliosa sia stata e sia la storia della Croce Verde.
«Il vecio - ha continuato Lucianetti - è liberamente ispirato all’attuale presidente, anche se  lui non lo sapeva».
Ines Thomas


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Il Mattino di Padova - Edizione del 07 luglio 2009 - Cultura&Spettacoli

Dentro la storia di Ezzelino
II vicario di Federico II e la sua Damnatio memoriae

L'assessorato alle politiche giovanili della Provincia di Padova pubblica un volume a fumetti.

La ricostruzione di un'epoca di conflitti violenti. I nemici del "tiranno" furono crudeli come lui.

 

I luoghi dove scorre  la nostra vita, la “piccola patria” veneta straziata della guerra più sanguinosa tra Dio e Cesare.  Padova alla mercé di saccheggi e stupri, Treviso trasformata in un patibolo, Venezia ribollente d’odio, Bassano e Vicenza costellate di cadaveri mutilati. La crociata contro Ezzelino III da Romano, sì. L’unica, nella storia, bandita da un Pontefice contro un nobile cristiano. Si svolse tre spicchi di millennio fa, è ancora ammantata di leggenda.
Perché tanto accanimento postumo contro un “tiranno”, crudele certo, ma in fondo non più spietato dei suoi nemici? Perché Ezzelino, prima che signore di terre e castelli, è genero e vicario di Federico II nell’Italia del nord: un mi-raggio, quello dell'impero, al quale il «mostro» inviso ai guelfi sacrifica tutto: alleanze, famiglia, affetti, possedi-menti La stessa vita. Un disegno destinato al disastro, sì, perché di segno opposto è il vento che spira nelle terre padane di metà Duecento: l’ascesa della borghesia commerciale e artigianale nelle città, l’af-fermarsi del Comuni, lo sbriciolarsi del centralismo imperiale, il declino del lealismo  tra liberi contadini e feudatari; il trapasso linguistico dal latino al volgare, perfino.
Il Veneto, l’Italia, l’Europa stanno cambiando. Ma lui, l’«uomo di ferro» che presta giuramento sulle tombe degli avi tedeschi sepolti a Onara, non cede di un palmo. Non tollera le ingerenze del clero: «Via di qui o vi faccio frustare», intima ai monaci che si aggirano nella sua corte; ed è sprezzante nel respingere la pretesa vaticana di legittimare il potere laico previo atto di sottomissione. Se creda in Dio non lo sappiamo. Qualcuno testimonia di averlo visto raccolto in preghiera, altri sostengono che, al pari di Adelaide degli Alberti di Mangona, che lo partorì il 25 aprile 1194, coltivi un’unica fede, quella nell’astrologia. Certo è che nel raggio del suo dominio impone col pugno d’acciaio l’obbedienza ai recalcitranti aristocratici: un semplice sospetto di tradimento, ai suoi occhi, equivale a una sentenza di morte. Nessun com-promesso, nessuna pietà: è inviso perfino al fratello Alberi co, che gli volta le spalle nell’illusione di evitare il ferro e il fuoco delle armate papaline.
Scomunicato, maledetto, bollato come «Figlio dell’Anticristo», dichiarato nemico pubblico dai potentati guelfi; la parabola del tiranno si intreccia con le biografie di personaggi fascinosi: l’illuminato e ambizioso sovrano di Svevia, anzitutto, che apprezza la fedeltà dell’alleato al punto da concedergli in sposa la figlia naturale Selvaggia; la dolce sorella Cunizza, cantata dall’Alighieri nel Paradiso; il taumaturgo Antonio da Padova, che lo affronta nella “tana” di Romano senza abbassare lo sguardo; l’infelice Pier delle Vigne, consigliere fidato e poi ribelle destinato al supplizio.
La «damnatio memoriae» che'gli sopravvive affonda le radici nelle cronache del tempo, perlopiù redatte da simpatizzanti della parte guelfa. Ro landino da Padova, Albertino Mussato, Fra’ Salimbene: «Hic plus quam diabolus time batur», faceva più paura del demonio, assicura quest’ultimo. E i coevi gareggiano nel descrivere il sadismo sfrena-to di “Ecelìnus” che ordina stragi di innocenti, trae piacere dall’accecamento dei prigionieri e gode ai lamenti degli ostaggi murati vivi. Tutto vero? Possibile. Aldilà dei dettagli, non documentati a sufficienza, la ferocia del suo com-portamento non è in discus-sione. Lo è, semmai, quella dei suoi nemici. Lesti a denundame gli orrori, non esitano a imitarlo.'Lo sa bene la ghi-bellina Thiene:. caduta la città, tutti i maschi catturati, bimbi inclusi, saranno evirati dai crociati. Tant’è. La morte di Federico n (1250) trasforma in incubo il sogno ezzeliniano di potenza. Papa Innocenzo IV lo accusa di efferatezze ed eresia è, nella bolla di scomunica, esorta vescovi e signori a bandire una crociata per di-struggerlo. L’ultimo ruggito del leone lascia il segno: combatte colpo su colpo, sbaraglia nemici più numerosi nella battaglia di Brescia; poi, però, affida Padova all’inetto nipote e la città capitola allassedio dei Camposampiero.  E’ il 20 giugno 1256, l'inizio della fine. Mestre, Montagnana, Este e Treviso lo rinnegano. Così, al suo fianco, non restano che il fratello ritrovato e i rudi montanari-soldati del- l’Altopiano dei 7 Comuni e della Pedemontana. Gli hanno giurato di morire con le armi, in pugno, saranno presto accontentati.
Braccato come una bestia feroce, tenta il colpo della di-sperazione e attacca in Lombardia, vuol prendere Milano. Costretto a ritirarsi, cade nell’imboscata tesagli da Azzo d’Este a Cassano D’Adda. H micidiale dardo scoccato dal «long bow» di un mercenario inglese, gli trafigge un piede. Lo sradica dalle carni, af- fronta l’ultima battaglia, sgozza un nugolo di nemici, cade da cavallo. E’ in trappola. Mentre la sua guardia personale finisce nella camera delle  torture, lui è rinchiuso in una cella. Vogliono curarlo per esibirlo come trofeo itinerante. Si illudono, perché lui non prova pietà neppure verso se stesso: strappa i medica-menti e le fasce, infila le dita nella piaga. Muore di cancrena, l’estremo sberleffo ai nemici trionfanti, riservando un’occhiata di fuoco al francescano che gli porge il crocefisso. E’ il 27 settembre ai sene secoli e mezzo fa.
Dante lo sprofonda nell’in-ferno, cupo e ghignante («E quella fronte c’ha il pel così nero, è Azzolino») sommerso nel sangue versato. Il fratello Alberico gli sopravvive un anno, asserragliato nella rocca di San Zenone. Poi cede per fame: i nemici - garanti il podestà e il vescovo di Treviso - promettono di giustiziarlo con onore, risparmiando i familiari.
Invece ai figli maschi vengono estratte le ossa (sic), i corpi dissanguati che agonizzano appesi alla forca; a moglie e figlie (inclusa una bambina) strappano il naso e il seno, poi le bruciano vive. Quanto al pater familias, costretto ad assistere all’intero spettacolo, è legato alla coda di un cavallo e trascinato fino a diventare poltiglia.
Era una belva Ezzelino III.  Non l’unica  del suo tempo, quella sconfitta però. E la storia, scritta dai vincitori, non gli ha concesso scampo.
di Filippo Tosatto

 

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La Difesa del Popolo del 03.05.2009

IL TEMA
Dopo le “divagazioni” sui raid e le gare aviatorie con cui il regime fascista fece propaganda alla sua “ala littoria” da record (qualcuno parla di una “armata di farfalle” con piloti che si sentivano più sportivi che soldati e cifre gonfiate per mostrare un’efficienza che in realtà non c’era), restiamo in tema ma torniamo... in diocesi per parlare di un pilota thienese chelasciò il segno. Arturo Ferrarin (soprannominato “il Moro”), nacque a Thiene il 13 febbraio 1895; era cugino di Francesco, sfortunato pilota del volo su Vienna. Anch’egli pilota, nella prima guerra mondiale guadagnò una medaglia d’argento. Ma il primo momento di gloria venne nel 1920 quando portò a termine un’altra grande impresa ideata da Gabriele D’Annunzio, il raid Roma-Tokyo. Ferrarin partì con il motorista Gino Cappannini su uno S.V.A. 9 biposto, residuato bellico, il 14 febbraio 1920 dall’aeroporto di Centocelle insieme a un altro S.V.A. pilotato da Guido Masiero. Arriveranno a Tokyo, dopo aver percorso circa 18mila chilometri in 112 ore di volo, la mattina del 31 maggio, accolti trionfalmente. Dopo aver partecipato a varie gare aviatorie con alterne fortune, nel 1928 conseguì i primati mondiali di durata di volo (58 ore e 30 minuti) in circuito chiuso e di distanza senza scalo (7158 chilometri) con volo diretto Roma-Porto Natal, in Brasile, a bordo di un Savoia Marchetti S 64, insieme a Carlo Del Prete. Morì  collaudando un caccia S.A.I. 7 il 18 luglio 1941.

 

IL LINGUAGGIO
Breve flash sul linguaggio del fumetto, per indicare il nome alla didascalia che viene collocata a cavallo tra due vignette. Il cartiglio si differenzia dall’appoggiatura, che è invece inserita all’interno di una vignetta per chiarirne o specificarne il contenuto, perché spiega il collegamento tra due vignette. È necessaria, quindi, quando la narrazione per immagini subisce un salto di tempo o di spazio non immediatamente comprensibile dal contesto. Il cartiglio quindi aiuta lo scorrimento del racconto. Il suo nome richiama il motivo ornamentale del rotolo di carta avvolto alle due estremità utilizzato nei dipinti antichi per accogliere il nome del personaggio ritratto o altre spiegazioni.

 

IL GIOCO - LA SOLUZIONE
La tavola di Lucianetti di questa settimana offre la soluzione del quiz “per appassionati di aeronautica” posto nella Difesa del 15 marzo. Ricordate il disegno in cui lo “spirito” e il giovane tenevano per le orecchie un orsetto mascotte prima di partire per il volo su Vienna? La foto originale, con i veri volti dei protagonisti, è ridisegnata in questo numero, in alto a sinistra, e ritrae Arturo Ferrarin e Guido Masiero davanti allo S.V.A. 9 in partenza per il raid Roma-Tokyo di cui dovevano essere le staffette e che saranno gli unici a compiere.

 

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L'universo Dantesco

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TRAGHETTATORI E TRAGHETTATI

Un viaggio nell’universo dantesco di Francesco Lucianetti

… l’artista ci ha lasciati, ma le sue opere sono rimaste con noi e potranno continuare ad essere emozione e stimolo perché altri possano proseguire il suo percorso… Leggi Tutto

Volumi a fumetti

I fumetti: autore ed introduzione

I fumetti: autore ed introduzione

Lo spirito informatore di questa collana di opere in fumetto è la rispondenza esatta della narrazione con la veri... Leggi Tutto

FLarte: per onorare Francesco

FLarte

Francesco Lucianetti è morto nel luglio del 2020, per preservare e
diffondere l'eredità culturale dell’artista, nel 2021 è nata FLarte. Vuole sostenere e far evolvere lo sviluppo della creatività... Leggi Tutto

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